base


Il Trentino nel contesto attuale


Torna alla sez. documenti


Da una condizione di forza, essenzialmente determinata da fattori internazionali, oltre che dall’esistenza intorno agli anni Sessanta e Settanta di un forte asse politico con Roma , il Trentino sconta oggi una posizione di debolezza sia rispetto alla Provincia autonoma di Bolzano che al contesto nazionale.
Ciò è dovuto a vari fattori: in primo luogo ai forti attacchi che arrivano da rappresentanti politici delle vicine regioni ordinarie, i quali considerano l’Autonomia trentina come un privilegio ingiustificato e non tengono conto del secolare DIRITTO della popolazione trentina e tirolese all’autogoverno; in secondo luogo dalla perdita progressiva di una identità territoriale, sociale e culturale, che ha reso meno riconoscibile la specificità del territorio trentino rispetto al resto d’Italia; in terzo luogo dalla totale mancanza di diretti rapporti politici e culturali con le istituzioni austriache; in quarto luogo dall’accentuarsi di forme di nazionalismo non solo nella politica, ma anche nella società civile come reazione alle paure derivanti dai fenomeni dell’immigrazione; in quinto luogo dall’impoverimento della struttura economica locale sempre più in mano a potenti gruppi extraregionali.
A rendere ancora più fragile la posizione del Trentino, l’approvazione da parte del Parlamento di Vienna (21 settembre 2006) di una mozione con cui si prevede che, nella futura Costituzione austriaca, venga inserito il principio di “tutela della popolazione austriaca del Sudtirolo”, escludendo di fatto il Trentino e limitando di fatto a un preciso contesto territoriale, quale è la sola provincia di Bolzano, l’efficacia dell’accordo internazionale Degasperi – Gruber.


Il Trentino e i rapporti con Tirolo e Sudtirolo



La chiusura del “Pacchetto” (1972) e il rilascio della cosiddetta “Quietanza liberatoria” da parte dell’Austria (1992), non hanno rallentato le richieste di maggior Autonomia da parte della popolazione di lingua tedesca e ladina della Provincia Autonoma di Bolzano. Inoltre la progressiva acquisizione di poteri da parte delle due Province autonome, e il conseguente depotenziamento della Regione, hanno prodotto una maggiore “attrattività” della Provincia di Bolzano verso nord, ovvero il Land tirolese, e della Provincia di Trento verso le regioni italiane contigue.
Pur aderendo senza riserve al progetto di “Euregio tirolese”, la Provincia autonoma di Trento sconta la limitatezza (e in alcuni casi l’assenza totale) di contatti diretti con le autorità istituzionali di Innsbruck e Vienna. Nonostante i pur lodevoli sforzi degli apparati istituzionali di creare un “corridoio” preferenziale fra Trento, Bolzano e Innsbruck, la popolazione trentina patisce le conseguenze di un secolo di propaganda nazionalista e pertanto i contatti con la realtà tirolese e sudtirolese di lingua tedesca sono meno frequenti che con il vicino Veneto o la vicina Lombardia. Una dato di fatto che pone, una volta tanto, la politica in anticipo rispetto alla popolazione.
Inoltre, complici le continue esternazioni e i continui “allarmismi” da parte di talune frange politiche regionali ed extraregionali, tra la popolazione del Trentino esiste ancora una sorta di “diffidenza” verso tutto ciò che è definito come “tirolese”. Una situazione che impone un maggiore sforzo di “conoscenza” reciproca fra le due comunità.



Il Trentino e la realtà italiana



Oltre un secolo di propaganda nazionalista ha prodotto in Trentino un forte processo di assimilazione alla cultura e identità italiana. Negli anni più recenti un ruolo fondamentale da questo punto di vista è stato svolto da coloro che al di là di ogni generico richiamo ai valori della pace, non mancano di esaltare l’amor patrio e l’attaccamento all’inno e alla bandiera in funzione antiautonomista, mistificando così la storia di questa terra e riducendola ai soli elementi di italianità.
Inoltre il discreto successo di liste politiche che si richiamano a una cultura di tipo nazionalista o padana, conferma la tendenza di una parte dell’elettorato trentino a rifiutare una propria specificità politica e culturale rispetto all’Italia, rendendo così ardua se non impossibile la creazione di un partito di raccolta sul modello della SVP.
A questo si aggiunga che la presenza di fitti rapporti commerciali con le regioni più vicine, in particolare Veneto e Lombardia, oltre che l’acquisizione progressiva di molte strutture economiche strategiche locali (vedi banche, aziende, servizi) da parte di aziende extraregionali, ha spostato il baricentro economico trentino verso le regioni italiane, rendendo più problematico il rapporto con il Sudtirolo.
Non va nemmeno sottovalutato il ruolo fondamentale giocato dalla diffusione del termine di “Triveneto” che contribuisce ad alimentare costantemente la percezione dell’esistenza di una continuità storica, politica e culturale fra Trentino e Veneto.



Uno sguardo agli scenari futuri


Alla luce di quanto esposto ci si chiede quale potrà essere il futuro del Trentino. Gli scenari sono innumerevoli. Proviamo ad elencare i più probabili:

a) La situazione rimane invariata, con le attuali cinque regioni a statuto speciale
b) Adozione del federalismo fiscale: l’Autonomia della Provincia di Trento viene livellata a quella delle altre regioni italiane. Non così per la Provincia di Bolzano che sarebbe tutelata dalla specificità linguistica.
c) Adozione del federalismo fiscale, ma con specifiche e maggiori competenze assegnate alle Province autonome di Trento e di Bolzano (attraverso l’approvazione di norme di attuazione – concetto dell’”Autonomia dinamica”)
d) Nell’ambito della riforma costituzionale dello Stato italiano viene sancita la separazione fra le due Province autonome di Trento e di Bolzano, con la creazione del Bundesland Sudtirol (progetto Brugger SVP) e della Regione Autonoma Trentino (Land Trentino).
e) Creazione della macro regione del Nord, secondo le indicazioni della Fondazione Agnelli e la proposta della Lega nord formulata a Vicenza il 2 marzo 2008 alla vigilia delle elezioni politiche.

Ritenendo improbabili (ma non impossibili) le ipotesi “d” ed “e”, rimangono aperte altre opzioni, la più probabile al momento appare quella che assegna ulteriori competenze al sistema autonomistico trentino e sudtirolese nell’ambito di una riforma più estesa del sistema federalista dello Stato
Risulta però evidente che di fronte agli scenari appena prospettati, in tutti i casi l’autonomia del Land Trentino risulterà col passare del tempo molto più difficile da sostenere e giustificare. Di qui la necessità di cercare nuove ed originali forme di tutela utilizzando non solo strumenti di carattere tecnico – amministrativo, ma anche legati alla costruzione di una nuova identità.



Trentino, componente essenziale del Tirolo


L’ipotesi di un Tirolo di lingua italiana staccato da quello tedesco – ma indipendente dall’Italia – è stato uno dei cavalli di battaglia dell’autonomismo trentino della seconda metà dell’Ottocento. In esso si riconobbero quasi tutti gli intellettuali trentini dell’epoca. E’ tuttavia innegabile come la storia e la cultura trentina abbia sempre camminato insieme a quella tirolese, condividendo con essa successi e tragedie. L’attuale Trentino altro non è che il prodotto del nazionalismo, ma nel contempo anche una componente essenziale del Tirolo, poiché esso fu sempre abitato, come è noto, da popolazioni di lingua italiana, tedesca e ladina.


Il caso Sudtirolo


Fino al 1918 la denominazione Sudtirolo apparteneva all’attuale Trentino. Oggi identifica invece il territorio mistilingue della Provincia di Bolzano. Un territorio assolutamente specifico sia rispetto alla provincia di Trento che al Nord Tirolo. La sua forza sta nel collante linguistico, ma anche territoriale poiché il partito di raccolta di lingua tedesca e ladina ha saputo costruire una nuova identità, basata essenzialmente su tre pilastri: bilinguismo; difesa della territorialità delle strutture economiche locali; primato dell’ambiente e della salute rispetto alle logiche dell’economia. Elementi che fanno del Sudtirolo un “Land” a tutti gli effetti, differente non solo da Trentino ma anche dal Nord Tirolo.


La costruzione di una nuova identità trentina


Clara Marchetto, La prospettiva di restituire un’anima “tirolese” ai trentini, semplicemente sovrapponendola o sostituendola all’identità italiana, appare molto ardua se non addirittura improbabile. E’ pertanto necessario qualche passaggio intermedio che consenta un approccio emotivamente meno impattante al tema dell’identità tirolese. Il processo di italianizzazione del popolo trentino è stato infatti massiccio e – complice il periodo fascista – sorprendentemente efficace. La percezione di appartenere ad una comunità nazionale come quella italiana è diffusa ovunque e a tutti i livelli, sia pur con qualche sfumatura rispetto alle altre regioni come possono testimoniare varie ricerche effettuate nel corso degli inizi del Duemila.
Resta comunque il fatto che tutti gli sforzi di recuperare fra la popolazione trentina una solida identità tirolese sembrano ardui. E anche per il futuro non si intravvedono eventi particolari ( come ad esempio una seria minaccia dall’esterno all’esistenza della nostra Autonomia) che possano mettere in discussione “l’italianità” di Trento e delle sue valli, compresa quella ladina.
L’interrogativo di fondo è dunque il seguente: “che fare” per restituire a questa terra la propria anima? La risposta non può che essere una sola: lavorare sulla realtà esistente, individuare una nuova identità che, senza smentire il passato, possa restituire ai trentini l’orgoglio di appartenere ad una comunità che si distingue per cultura e tradizioni da quella italiana, ma che con quest’ultima non entri in competizione come potrebbe essere per la realtà tirolese che, agli occhi di molti trentini, appare purtroppo come monopolizzata dal solo gruppo di lingua tedesca.
E allora quale simbolo, quali colori, potrebbero assolvere a questa funzione meglio che la bandiera del Trentino? E’ proprio sotto questa bandiera – frutto pur sempre di un immaginario nazionalista che noi vogliamo però reinterpretare in senso più moderno ed europeo – che potrebbe nascere una nuova identità in cui molti attuali trentini potrebbero riconoscersi. Si tratta di un passaggio obbligato per raggiungere l’obiettivo prefissato che è quello della “ricostruzione” di una identità comune in chiave europea della popolazione del Tirolo storico (Euroregione Tirol).


Il potere dei simboli


La diffusione della bandiera trentina rappresenta oggi un importante elemento di costruzione dell’identità trentina. Gli organizzatori di manifestazioni di vario genere non dovrebbero avere difficoltà ad esporre questo vessillo che risale al XIV secolo. Si tratta di un simbolo che contribuirebbe in maniera innegabile a costruire una nuova identità dei trentini, basata sul concetto di legalità, buona amministrazione, rispetto per l’ambiente, solidarietà, senso civico e rispetto per le istituzioni.

Medaglione e fascia tricolore

La fascia tricolore è obbligatoria quando i sindaci rappresentano lo Stato (matrimoni, ordine pubblico). Non è obbligatoria quando questi rappresentano la comunità. E’ pertanto politicamente corretto che i sindaci del Trentino, al pari di quelli del Sudtirolo, indossino il medaglione (come previsto da legge regionale) nelle ricorrenze in cui essi rappresentano la comunità.

Istituzione di una festa dell'Autonomia

La Regione Valle d’Aosta l’ha già istituita. Il Trentino potrebbe fare altrettanto assieme agli amici del Sudtirolo. La data giusta potrebbe essere quella del 28 febbraio, anniversario di approvazione del primo statuto di Autonomia.



Realizzazione di una "Casa dell'Autonomia"

La scarsa conoscenza da parte dei trentini delle radici e della storia dell’Autonomia rende urgente l’adozione di modelli di apprendimento semplici ma efficaci. L’istituzione di una “casa dell’Autonomia” potrebbe essere una soluzione per far uscire i temi dell’Autonomia al di fuori dei consueti schemi accademici.
Non un museo tradizionale, ma luogo dell’Autonomia, dove si possano elaborare le strategie future dell’autonomia trentina. Un edificio idoneo a questo ruolo potrebbe essere l’ex cassa malati di piazza Venezia, progettato dall’architetto Natale Tommasi, lo stesso che progettò il Ferdinandeum di Innsbruck.


Torna alla sez. documenti


Privacy e cookie policy